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Maria Claudia Clemente e Francesco Isidori, fondatori di Labics, ci raccontano di Pantheon House, il progetto di rinnovamento di un grande appartamento situato nel centro storico di Roma. Tra i vari aspetti che rendono interessante questo progetto, uno dei principali è la distribuzione dei luoghi abitativi che vengono collocati in serie tra loro, annullando il concetto di spazio privato e spazio di connessione.

Pantheon House, 2015/2016, Rome
Cosa potete raccontarci di Pantheon House?
L’intervento consiste nella ristrutturazione di due piani all’interno di un edificio del XVII secolo situato in via del Pantheon. Le strategie di progetto si basano sull’interpretazione delle caratteristiche del luogo in termini tipologici, spaziali e materiali e tenendo conto del carattere e delle personalità dei committenti.
La prima strategia è stata quella di riproporre, su entrambi i livelli, la struttura spaziale originale, caratterizzata da una sequenza di stanze, una dentro l’altra, senza una gerarchia distributiva tra aperto e chiuso, pubblico e privato. Così facendo si è ottenuta una casa totalmente aperta, in cui gli spazi sono in gran parte condivisi, espressione di una famiglia estremamente coesa. Per ribadire la struttura originaria dello spazio, la soglia tra una stanza e l’altra è stata rafforzata dalla presenza di un portale – in marmo al terzo piano e in ottone al quarto.
La seconda strategia è stata quella di tentare di coniugare i materiali della tradizione romana, densi e materici, con l’astrazione della cultura giapponese, di cui i proprietari sono estimatori. Questo è stato lo stimolo nel cercare di costruire un ponte fra la classicità romana e il mondo orientale attraverso un uso ragionato dei materiali e delle texture, mettendo insieme da una parte la leggerezza e la riduzione dei segni e dall’altro l’uso di materie tradizionali quali il marmo, l’ottone e il marmorino.
In fine, la terza strategia è stata quella di integrare tutti gli arredi fissi – i necessari contenitori – nelle pareti cieche della casa per lasciare spazio al “vuoto”; un telaio geometrico, che ricorda i telai delle shoji giapponesi, ne disegna le superfici modificandosi a seconda delle esigenze, creando così una continuità tra gli ambienti. Anche la scala, nuovo collegamento fra i due piani giorno e notte, nasce all’insegna della leggerezza: coraggiosamente sospesa nel vuoto, si ancora al solaio grazie ad una struttura leggera di ottone.

Pantheon House, 2015/2016, Rome
Questo progetto anche se oggettivamente contemporaneo ha un sapore Decò. Può essere una giusta interpretazione?
È un’interpretazione possibile, anche se non era nelle intenzioni iniziali del progetto; sicuramente l’uso dell’ottone e del marmo, insieme ad alcuni oggetti scelti dai committenti – pensiamo alle lampade di Seguso o al lampadario Sputnik – hanno contribuito a dare questa sensazione.
Per noi sono importanti alcuni obiettivi posti alla base del progetto: da una parte quello di interpretare in modo contemporaneo l’idea della casa come luogo della condivisione nel rispetto dalla struttura spaziale storica. Il risultato è stato quello di una casa estremamente innovativa: una casa senza corridoi, senza gerarchia tra pubblico e privato, senza suddivisione tra spazi serventi e spazi serviti.
Il secondo obiettivo, riguardava una sperimentazione sulle possibilità espressive di alcuni materiali tradizionali come il marmo, il marmorino, l’ottone, usati in chiave contemporanea.
