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In Oberholz Mountain Hut, se visto in planimetria oppure dall’alto, si legge molto bene l’idea che un singolo volume progressivamente si trasforma diventandone tre. Com’è nata quest’idea? Può raccontarci il progetto?
L’idea parte sempre dal contesto.
Abbiamo fatto una analisi del luogo ed abbiamo visto che lì era possibile trovare molte baite che venivano costruite in legno, un materiale facilmente reperibile nella zona. Parlando di sostenibilità, questo rapporto che in passato le persone avevano con i materiali è molto attuale. Un’altra caratteristica del luogo è il “tetto a falda”. Partendo da questi elementi abbiamo deciso di rinterpretarli in modo contemporaneo.
Per esigenze di progetto, dovevamo ospitare all’interno di uno spazio relativamente ristretto diverse persone, ma volevamo evitare di ottenere un “effetto mensa”; il nostro scopo era trovare una soluzione per riuscire ad ottenere degli spazi più intimi. Da queste riflessioni ed esigenze è nata l’idea di creare tre volumi progressivamente distinti che affacciano sulle montagne rendendole protagoniste. Così è nato Oberholz Mountain Hut.