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noa* network of architecture: contro la noia dell’architettura

noa* – network of architecture: l’architettura intesa come network

 

By Andrea Carloni & Carlotta Ferrati

Maggio 2019

noa* è l’espressione essenziale di un’etica di lavoro concettuale: un giovane team di architetti e designer, diretti dai due fondatori Lukas Rungger e Stefan Rier con sede a Bolzano e Berlino, esamina ed esplora metodi di design interdisciplinari, che si sviluppano e si modificano in continuazione a seconda delle pretese progettuali.

Perché vi definite un “network di architettura”?

Nel periodo in cui io e Lukas eravamo da Matteo Thun, volevo costruire casa mia e chiesi a Lukas di aiutarmi in questo progetto. A questa prima esperienza si affiancò l’occasione di avere un incarico importante e da qui decidemmo di aprire uno studio insieme. Dovevamo trovare un nome allo studio, ma pensavamo fosse assurdo chiamarlo con i nostri nomi perché non avrebbe rispecchiato la verità. Ogni progetto è il frutto della collaborazione di molte persone, il cui assetto cambia a seconda delle esigenze richieste. Era chiaro che ogni progetto sarebbe stato conseguenza di un network di lavoro, allora ci siamo chiesti perché non chiamarlo semplicemente noa*, acronimo di network of architecture. Vedo noa* come una piattaforma in cui le persone interagiscono in modo olistico piuttosto che come un semplice studio.

Potresti spiegare meglio il concetto di “piattaforma”?

Adesso stiamo seguendo il progetto di un albergo abbastanza particolare perché possono accedervi solo le famiglie separate. Sono ammesse soltanto persone sole o con figli, non è permesso accedervi con il proprio partner. Le persone che frequenteranno questo hotel potrebbero aver perso il partner in situazioni molto spiacevoli come incidenti o simili. Questo è il motivo per cui una delle prime figure coinvolte, e con un importante peso decisionale all’interno del gruppo di lavoro, è stato uno psicologo che ci ha spiegato le esigenze di questo tipo di persone.  

Hotel Gloriette – 2018 – Photo Credit ©Alex Filz

Potresti raccontarci il vostro metodo progettuale?

Il primo passo è andare sul luogo. Poi ovviamente capire le necessità del committente. Tieni conto che noa* è specializzata in strutture alberghiere, quindi l’approccio che abbiamo è ben diverso da quello che potrebbe essere con un privato che deve costruire la propria casa.
Il primo elaborato che buttiamo giù, anche se può sembrare un po’ strano, non sono gli schizzi, ma un foglio excel con l’elenco delle necessità e delle funzioni da soddisfare. Solo dopo aver capito bene quello che serve iniziamo a fare schizzi e disegni al computer.

Rifugio Zallinger- 2017 – Photo Credit ©Alex Filz

Quello che mi hai appena descritto è l’approccio tecnico, ma guardando i vostri progetti è facile trovare dei messaggi forti e chiari.

Quello che diciamo sempre è che non vogliamo costruire degli edifici, ma delle storie. E ogni storia nasce dalla conoscenza del luogo. Molto importante è anche capire chi è il nostro committente e cosa si aspetta da noi.
Per farti un esempio, il progetto di cui ti stavo parlando, quello dell’albergo per famiglie separate, si trova a Sirmione e sul terreno c’è una vecchia costruzione in cemento armato, ormai abbandonata da anni. Col tempo la natura ha avuto modo di riprendersi i suoi spazi ed ha praticamente travolto l’esistente: l’acqua ha formato una sorta di stagno dentro la costruzione. Stando seduto in questo luogo sembrava di stare su un’isola circondata da alberi, dalla quale potevo intravedere il Lago di Garda. Nella stessa giornata sono andato a Sirmione ed anche qui per accedervi ho avuto la sensazione di arrivare su un’isola. Il significato di “isola”, ripensando anche alle discussioni avute con lo psicologo a proposito delle persone isolate, si stava facendo sempre più chiaro ed è così che è nata l’idea del progetto. Il progetto infatti non è un edificio ma una verde collina rigogliosa con alberi alti 10 mt che posso raggiungere attraversando un pontile.  

Hotel Gloriette – 2018 – Photo Credit ©Alex Filz

Leggendo tra i titoli di presentazione della vostra filosofia si legge: “noa* indaga contro la noia dell’architettura”.

Sì, questa cosa mi diverte ed è nata un po’ per scherzo, ma in realtà esprime quello che pensiamo veramente. Mi spiego meglio.
Nell’area mitteleuropea, in particolare in Svizzera oppure nel nord Italia, moltissimi architetti parlano di un’architettura “buona” quando questa è “pulita” ed io sinceramente questa pulizia dell’architettura non l’ho mai capita.
Nel nostro studio quello che cerchiamo in primis è di creare spazi che suscitino emozioni e non credo che l’unico modo per comunicarlo sia avere pulizia, ordine e rigore! A noi, in quanto esseri umani, piace anche ridere, divertirci, ubriacarci, fare l’amore e tante altre cose. Non dobbiamo per forza praticare una vita francescana come quella che ci suggerisce l’architettura cosiddetta “buona”!

Hubertus Pool, Hotel Hubertus – 2016 – Photo Credit ©Alex Filz

I social media e in modo più esteso il mondo della rete stanno cambiando profondamente le abitudini sociali delle persone.  In qualche modo, questi mezzi influenzano la vostra architettura?

Sì, sicuramente. Tutto il mondo internet ci influenza.
Dal punto di vista lavorativo la possibilità di lavorare con tecnologie BIM (acronimo di Building Information Modeling) aiuta molto. Inoltre nella presentazione dei progetti non usiamo quasi più render, ma facciamo uso di video. Noi abbiamo 40 anni, quindi siamo relativamente giovani, ma i ragazzi ancora più giovani che arrivano nel nostro studio hanno sempre qualcosa di nuovo. Circa ogni 5 anni ci sono delle evoluzioni importanti. Dal punto di vista dei social, Pinterest o Instagram ti permettono di fare facilmente ricerche nei campi più svariati. L’unico problema delle applicazioni è che tramite queste tutti diventiamo tuttologi. Quindi detto in altre parole, persone che non hanno professionalità vogliono e possono esprimersi al pari di quelle che il tema in questione lo conoscono veramente. Un esempio molto evidente è nel mondo della cucina dove ormai tutti sono cuochi.  

L’informatizzazione vi aiuta molto, ma i vostri progetti sono molto dettagliati. Come fate a seguirli?

Negli ultimi anni lo studio noa* è cambiato molto, siamo circa 20 persone ed abbiamo più progetti in contemporanea in alcune città europee. L’unica soluzione per gestire i progetti lontani è appoggiarsi a dei professionisti del luogo che possono controllare costantemente il cantiere, la parte relativa agli appalti e contatti con le amministrazioni.

Apfelsauna, Apfelhotel - 2016- Alex Filz
Apfelsauna, Apfelhotel – 2016- Photo Credit ©Alex Filz

Adesso una domanda che non abbiamo fatto solo a voi, ma anche ad altri studi di architettura. Perché nelle zone del nord Italia che confinano con Austria e Svizzera ed in particolare nel territorio del Trentino-Alto Adige, è possibile trovare più facilmente, rispetto al resto del paese, studi di architettura di alta qualità?

Qua in Trentino-Alto Adige abbiamo il grande vantaggio che tutti siamo bilingue o trilingue. Già questo ci permette di poter lavorare senza problemi su un territorio che va dal sud dell’Italia al nord della Germania.
Nel nostro caso in particolare all’età di 30 anni un committente ci ha affidato 3,5 milioni di euro per costruire un albergo. Questa occasione ci ha permesso di avere uno stipendio per diversi mesi e metter su uno studio. Da qui abbiamo anche iniziato a fare dei concorsi. Dico tutto questo per dire che in Trentino-Alto Adige c’è molta fiducia nei giovani e non devi per forza avere 50 anni per iniziare a gestire i primi lavori importanti.
Ultima cosa fondamentale è il fatto che in Trentino-Alto Adige esistono molte aziende di qualità eccelsa che amano cimentarsi in progetti nuovi e particolari.

Della burocrazia che mi dici?

Un grande problema che c’è in Italia sono le pratiche burocratiche per l’approvazione dei progetti. Per farti un esempio, qui in Trentino-Alto Adige, poco tempo fa abbiamo concluso il progetto d’ampliamento di un albergo e l’approvazione di tutte le pratiche ha richiesto circa 6 mesi, subito dopo abbiamo iniziato il cantiere. In alcune zone d’Italia abbiamo progetti analoghi che dopo 3 anni di iter non hanno i nullaosta. Credo che questa situazione sia spesso una responsabilità della politica che usa i progetti per la città in modo retorico come mezzo per accaparrarsi voti, non interessandosi veramente sul come fare per velocizzare i tempi di realizzazione. Spesso si limitano soltanto a fare dichiarazioni interpretabili. In Germania se un sindaco crede in un progetto perché vede delle prospettive per la città, lotta e si impegna concretamente perché venga portato in fondo. Se la solita cosa accade in Italia tutto ciò viene visto con sospetto e potrebbero anche aprirsi delle indagini per corruzione o peggio.
In Italia c’è anche il problema che spesso le leggi sono non chiare e comunque interpretabili, quindi i tecnici che devono firmare i nullaosta sono molto cauti perché hanno paura di eventuali azioni legali da parte dell’investitore.

A proposito di concorsi, cosa ne pensi di quelli di architettura?

Non credo siano così fondamentali per costruire uno studio. È molto più importante muoversi e fare pratica in studi importanti.
A noi sono serviti per farci conoscere, ma ormai è uno strumento che usiamo soltanto se il progetto ci “stuzzica”.
In studio siamo molto strutturati e le persone che lavorano da noi essendo dei professionisti devono essere ben pagate, per far questo dobbiamo avere un’impostazione aziendale e capire come vengono impiegate le varie ore di lavoro. Grazie a questo sistema sappiamo perfettamente quanto costa fare un concorso e come vengono impiegate le varie risorse. Nella media un concorso fatto bene porta via 800 ore ma può arrivare anche a 1400, come l’ultimo che abbiamo fatto.
Quando riesci a vincerlo hai un compenso di qualche migliaio di euro, se poi ti viene affidato l’incarico passano tre anni perché sia approvato. Quindi la mia domanda è: quando rientro nelle spese sostenute? Lascio a te la risposta!

Gloriette-2018-©AlexFilz
Hotel Gloriette-2018-Photo Credit © Alex Fitz

Quindi cosa consigli?

Nel nostro caso ci siamo specializzati e conosciamo molto bene il settore alberghiero. Un cliente che viene da noa* sa che può essere seguito in tutte le fasi che occorrono per la costruzione di un albergo, da quelle prettamente architettoniche e ingegneristiche a quelle di interior design, fino alla progettazione di ogni minimo dettaglio. Il sapere che noa* è una rete di professionisti specializzati in tutti i campi necessari alla costruzione del progetto rassicura molto il committente.

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