THE TREE

MAG

Milanofiori Residential Complex di OBR

ARCHITTO:

OBR

PHOTO:
 
Mariela Apollonio, Michele Nastasi
 

ANNO:

2010

LUOGO:

Milano, Italy
 
LINKS:
 
 
Milanofiori Residential Complex

Questo progetto ha avuto un certo impatto sul territorio dove è stato costruito, ce ne può parlare?

Questo progetto è l’esito di un concorso in cui veniva richiesto di creare un complesso abitativo in un’area di recente formazione a sud di Milano. Quindi il tema per noi era come creare il senso del luogo, il senso dell’abitare a partire da quel luogo e, quindi, il senso della comunità e di appartenenza da parte dei futuri abitanti.

In un contesto di così delicata trasformazione, la nostra scelta è stata quella di seguire un approccio di tipo paesaggistico, a partire dalla presenza più significativa rappresentata dal bosco preesistente, facendo in modo che esso potesse in qualche modo caratterizzare tutte le unità abitative del complesso.

La nostra proposta cercava la simbiosi tra architettura e paesaggio, affinché dalla sintesi degli elementi artificiali e naturali si generasse la qualità dell’abitare, in modo che l’interfaccia tra il parco e l’edificio divenisse il campo di interazione tra uomo e ambiente: la facciata bidimensionale si è quindi “dilatata” assumendo una terza dimensione – la profondità – nella quale poter includere frammenti di paesaggio dall’esterno verso l’interno, e contemporaneamente estendere nuove modi di abitare dall’interno verso l’esterno.

In pratica volevamo creare un buffer che sfumasse l’effetto soglia tra dentro e fuori, ibridando spazi indoor e outdoor. Trasformando quel buffer parzialmente in un giardino curato direttamente dall’abitante, era poi possibile ottenere il quel continuum in cui spazio e tempo si unificano in un’entità non separabile. Nel giardino, infatti, spazio e tempo si unificano, diventano continui, recuperando – evocandolo – il significato essenziale di abitare nel senso di “aver cura”. A differenza di un residence o di un hotel in cui se ci sono io o un altro non fa differenza, in queste abitazioni l’abitante è “chiamato” ad aver cura della propria casa, in modo simile a come il giardiniere è “trattenuto” dentro il proprio giardino di cui ha cura.

Recentemente sono stato a Milanofiori e, parlando con un ragazzo che abitava lì, quando gli ho chiesto dove abitasse nel complesso, non ha risposto “abito al terzo piano”, ma “abito là, dove c’è il tavolo di legno e l’acero rosso”, descrivendomi quello che lui ha voluto manifestare di casa sua. Quella frase sanciva definitivamente il cambio di paradigma che auspicavamo dall’oggetto abitazione al soggetto che la abita.

From our interview with Paolo Brescia

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