Novembre 2019
LucidiPevere è uno studio di Palmanova fondato nel 2006 da Paolo Lucidi e Luca Pevere. Hanno iniziato ricevendo i primi incarichi da piccole aziende che si trovavano nelle vicinanze della loro sede. Passo dopo passo la qualità del loro lavoro ha sempre più attirarato l’attenzione dei brand internazionali. Ad oggi LucidiPevere ha tra i propri clienti De Padova, Zanotta, Gebrüder Thonet Vienna, Agape, Ligne Roset, Foscarini, Kristalia, Normann Copenhagen e molti altri. LicidiPevere realizza dei progetti che spesso esprimono le caratteristiche intrinseche del materiale o della tecnica costruttiva usata, ne sono un esempio la sedia Brezel per Thonet oppure il tavolo Boiacca per Kristalia. I progetti di Paolo Lucidi e Luca Pevere, pur ottenendo successo commerciale, non sono frutto, come spesso accade, di strategie di marketing ma semplicemente di un attento lavoro discusso in modo sincero e professionale con le aziende che dovranno realizzarlo.

Cosa significa “fare progetti a due mani”? Come funziona?
Fin dall’inizio abbiamo sempre progettato insieme, ma anche separatamente.
In pratica, una volta ricevuto il brief, ognuno di noi butta giù le proprie idee, poi ci confrontiamo e decidiamo insieme come procedere. Ognuno sviluppa delle idee da presentare e sarà il cliente a decidere il progetto finale.
Sviluppate due progetti in parallelo?
Sì, ma non lavoriamo a comparti stagni. Spesso ci incontriamo per osservare come procedono le idee di ciascuno e cerchiamo di trovare punti di forza e debolezze di ogni proposta.
Va anche detto che ogni prodotto ha un padre preciso che seguirà in prima persona il rapporto con il cliente. L’altra figura però non scompare ed è sempre presente in tutte le fasi decisionali del progetto, compresi gli incontri di valutazione dei prototipi.
Come viene impostato il lavoro, quando lavorate per grandi brand? Fare progetti per le grandi aziende vi permette di rimanere comunque liberi nella progettazione?
Il nostro modo di lavorare non cambia a seconda delle dimensioni dell’azienda. Per noi avere uno studio molto piccolo, se da un lato può limitarci nella quantità di lavori che possiamo gestire, dall’altro ci permette di fare una selezione a monte nella scelta dei committenti. Solitamente anche quando lavoriamo per aziende più strutturate non siamo costretti a partecipare a grandi tavolate di persone e ci confrontiamo con pochi referenti che hanno potere decisionale. Questo approccio ci permette di avere uno sviluppo del progetto più veloce e lineare.
La possibilità di avere libertà espressiva per voi rimane molto importante…
Ci piace avere dei committenti che considerano ancora i rapporti umani importanti. Inoltre preferiamo fare progetti in cui l’oggetto nasce dalla progettazione e non solo da numeri dettati da esigenze di mercato che spesso non sono nemmeno troppo attendibili. Sviluppare un oggetto affidandosi solo alle statistiche vuol dire limitarsi a seguire un trend già esistente rendendo perciò impossibile fare qualcosa di nuovo.
Avete dei materiali preferiti?
Non abbiamo pregiudizi nei confronti dei materiali, però è più facile innamorarsi di quelli materici.
Che rapporto avete con il prototipo? Quanto è importante per ottenere un buon progetto? È vero che alcune volte ne vengono fatti molti?
Solitamente prima di procedere alla prototipazione facciamo degli studi molto approfonditi e costruiamo dettagliati modelli tridimensionali al CAD. I prototipi ci servono fondamentalmente per perfezionare le proporzioni ed alcuni dettagli tecnici, ma l’anima del progetto non cambia.
Oggi più o meno tutti i designer si confrontano con i social, voi che rapporto avete?
Facendo un po’ un battuta, su questo tema, a differenza di tutto quello che ti abbiamo detto prima, siamo completamente divisi! Di social si occupa principalmente Luca e fondamentalmente utilizziamo solo Instagram. Crediamo che i social siano dei mezzi utili per divulgare il proprio lavoro, ma per noi al centro rimane sempre il progetto del prodotto e non la miglior soluzione per renderlo accattivante sui vari display.
Quindi i social possono influenzare molti progettisti?
Guardando Instagram assistiamo al proliferare di prodotti che nascono specificatamente per essere fotografati e divulgati sui mezzi contemporanei, di cui tra poco nessuno si ricorderà più. Il focus in oggetto non è più il prodotto stesso ma la sua immagine, il contorno / styling. Le “formette” per prendere likes non ci interessano.
Anche se già affermati siete comunque degli autori giovani; avete autori o periodi storici di riferimento?
Non c’è una figura in particolare a cui possiamo dire di fare riferimento, ma sicuramente ce ne sono molte che insegnano. Gli studi accademici ci hanno portato a conoscere e comprendere maestri italiani come Castiglioni, Magistretti e Munari. Siamo stati sicuramente influenzati anche da concretezza e praticità degli studi dove abbiamo iniziato questa professione, cioè Marc Sadler e Marco Ferreri.
Ed un periodo storico?
Più che uno particolarmente vicino, ne abbiamo uno particolarmente lontano cioè gli anni ‘80.
È vero che le aziende vogliono solo autori già affermati?
Dipende dalle aziende; se un’azienda è molto nota può essere vero, può essere una strategia di posizionamento. Un giovane designer può tentare questa strada, ma sarà ben difficile che lo porti a raggiungere l’obiettivo. Però in compeno ci sono moltissime aziende di piccole e medie dimensioni disponibilissime a confrontarsi con i giovani designer. Anche noi abbiamo iniziato così.
Che consiglio dareste ad un giovane progettista che vorrebbe intraprendere la carriera di designer?
Anche quando abbiamo iniziato noi tutti avevano una sorta di timore ad affrontare l’azienda. È un passaggio che non poteva essere evitato e quindi spesso, anche in modo un po’ sgarbato, durante le fiere ci presentavamo agli stand delle aziende cercando un referente a cui far vedere i nostri disegni. Altre volte facevamo telefonate su telefonate per cercare di prendere degli appuntamenti ed andare a presentare il nostro lavoro direttamente in azienda. Il bussare a tante porte ne faceva rimanere molte chiuse, ma piano piano vedevamo che qualcuna iniziava ad aprirsi. Il consiglio è insistere.
Immagino che la capacità di non scoraggiarsi sia molto importante…
Sì, possiamo dire che in questa fase è uno dei requisiti fondamentali. Soprattutto all’inizio occorre adattarsi e non abbattersi ai tanti “non mi interessa” che riceveranno come risposta. Un’alta cosa molto importante è quella di non risparmiarsi dal mostrare le proprie idee. L’ideatore è la vera risorsa per l’azienda e questo è motivo sufficiente per cui l’azienda si comporti onestamente col designer. Spesso i giovani credono di avere l’idea del secolo che se spedita gli verrà rubata. Dobbiamo dire che non è così e che spesso, quando dopo anni vai a riguardare i progetti che credevi rivoluzionari, ringrazi che nessuno te li abbia mai fatti realizzare.