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ecoLogic Studio: dark side of ecology

EcoLogic Studio: dark side of ecology. Immaginare un futuro dove tutti gli “esseri” potrebbero stare in equilibrio tra loro.

By Carlotta Ferrati & Andrea Carloni

Agosto 2019

Parlando con Claudia Pasquero, fondatrice insieme a Marco Poletto di EcoLogic Studio, ascoltiamo una visione del mondo in cui tutti gli “esseri” potrebbero stare in armonia tra loro perché capaci di trovare un equilibrio. Con il termine “esseri” ecoLogic Studio non si limita assolutamente agli esseri umani, ma inserisce in questo gruppo anche le piante, gli animali, gli insetti e le identità artificiali come gli androidi. Claudia Pasquero non è una scrittrice di fantascienza, ma una docente e ricercatrice universitaria che sostiene la sue visioni su solide basi scientifiche e filosofiche.

Claudia Pasquero at Synthetic Landscape Lab Innsbruck University – Photo: Andreas Friedle

Di cosa si occupa ecoLogic Studio

ecoLogic Studio si occupa di “design innovation”, quindi di integrare innovazioni provenienti da altre discipline al mondo dell’architettura. ecoLogic Studio è molto legato all’accademia, io in particolare ho una posizione accademica sia alla Bartlett School of Architecture UCL che alla Innsbruck University. Il nome dello studio proviene dal libro Steps to an Ecology of Mind scritto nel 1972 dall antropologo Gregory Bateson. A differenza di quello che spesso viene fatto, oggi noi come Bateson non ci limitiamo a vedere l’ecologia come una semplice check list con i vari compiti da rispettare, ma bensì un “ecology of mind” e quindi un sistema complesso fatto di interazioni tra sistemi. Queste relazioni sono determinate sia da relazioni logiche che metalogiche. Spiegherò meglio questi concetti durante l’intervista.

ecoLogic Studio – La Fabrique du Vivant HORTUS XL – 2019 – Photo: NAARO

L’università immagino abbia un ruolo importante all’interno del vostro lavoro. È così?

Sì, la consideriamo come parte della nostra practice. Entrambi abbiamo fatto un practice base PhD, una nuova forma di dottorato di ricerca finalizzato a creare connessione tra pratica e ricerca. All’interno di questo dottorato le due attività si supportano a vicenda e la conoscenza non è in un solo verso ma bidirezionale.

ecoLogic Studio – Photo.Synth.Etica – 2018 – Photo: NAARO

Hai questo tipo di approccio sia a Londra che a Innsbruck ?

Al momento ho queste due basi a livello accademico. A Londra sviluppo maggiormente il framework concettuale/filosofico e nel lab in Austria sviluppo i sistemi materiali.

ecoLogic Studio – Urban Algae Folly Aarhus- 2017 – Photo: NAARO

Che ruolo può avere l’architettura per il benessere del nostro pianeta?

Ho un background abbastanza misto: prima ho studiato drammaturgia a Torino, poi ingegneria al Politecnico di Torino e infine architettura all’ Architectural Association School of Architecture di Londra, faccio questa premessa per dire che filosoficamente non credo alle divisioni nette. Oggi molto spesso nella visione positivista, l’infrastruttura umana è diventata una specie di urban sfera in contrapposizione alla biosfera. Il cambio climatico del nostro pianeta viene visto come conseguenza di questa contrapposizione. Vorrei sottolineare che il pianeta cambia in continuazione e noi ce ne stiamo accorgendo grazie ad un sistema di tecnologie che prima non c’erano. In tutto questo uno dei ruoli dell’architettura potrebbe essere quello di stimolare le coscienze delle persone in modo estetico verso questi temi. Ad esempio, potremmo costruire delle architetture che riproducono alcuni processi naturali come la coltivazione delle alghe. Questo tipo di approccio permetterebbe di sensibilizzare un largo numero di persone attraverso un processo estetico invece che tramite il semplice utilizzo di dati e grafici.

EcoLogic Studio – Photo.Synth.Etica – 2018 – Photo: NAARO

Puoi spiegarmi in modo più ampio questo concetto?

Dal modernismo, tra le varie cose, abbiamo ereditato l’idea di un’architettura sanitizzata, l’idea che i batteri sono sinonimo di sporco e complessivamente rappresentano qualcosa di negativo. I master planning delle città rispettando questo concetto lavorano a zone, separando le aree produttive da quelle abitative. Come conseguenza l’urban dweller ha perso coscienza di tutti quei processi materiali che creano la città stessa. Alcuni filosofi, con quella che hanno chiamato dark side of ecology, hanno provato a fornire delle alternative di pensiero a questa visione e ipotizzato di creare delle connessioni tra cicli produttivi e l’uomo. È vero che i batteri possono essere nocivi, ma ogni giorno gli scienziati scoprono nuovi modi per impiegarli in modo positivo.

ecoLogic Studio – XenoDerma – 2018 – Photo: Urban Morphogenesis Lab The Bartlett UC

Come immagini la città del futuro?

Una città dinamica in continuo cambiamento dove i processi materiali sono esposti e vi è una naturale condivisione dei luoghi tra sistemi umani e non umani. I batteri, i robot e gli umani diventano tutti cittadini. È una città dove si crea un’alleanza tra diversi tipi di intelligenza. Oggi si parla molto di inquinamento atmosferico e di come il co2 ci danneggi perché l’essere umano ha bisogno di ossigeno, ma in una città del futuro batteri come le alghe potrebbero risolvere il problema perchè respirano co2. L’architettura può diventare la giusta interfaccia per permettere questo tipo di interazione.

ecoLogic Studio – H.O.R.T.U.S Astana – 2017

Nella vostra visione uomo, batteri e robot non sono in contrapposizione o in competizione…

No. In questa città l’androide non sostituisce, ma è semplicemente un “another been”. Gli scienziati definiscono questa forma di convivenza intelligenza collettiva, un’intelligenza che emerge da multiple unità e non è centralizzata.

ecoLogic Studio – Aarhus Wet City – 2017

Avete degli autori di riferimento?

Posso dirti i miei. Marco sicuramente ne citerebbe altri. Per la mia formazione è stato fondamentale il lavoro dell’antropologo e cibernetico Gregory Bateson. Ha espanso il paradigma cibernetico al mondo biologico tramite quella che lui chiama la formazione di metalinguaggi, cioè l’impiego di linguaggi che non debbano essere per forza logici. Possono essere ad esempio l’estetica o anche materiali come quelli usati dai batteri e dalle piante. Ci sono anche scrittori attuali come Timothy Morton che parlano di dark ecology.

ecoLogic Studio – H.O.R.T.U.S Astana – 2017

Molti politici e sociologi hanno paura degli effetti sulla società di massa di alcune importanti invenzioni che stanno sempre più evolvendosi, mi sto riferendo in particolare al timore che la robotica e l’intelligenza artificiale renderanno superfluo il lavoro umano. Tu cosa ne pensi?

Questo è il problema di cui abbiamo parlato relativo all’ecologia trasposto all’intelligenza artificiale. Oggi c’è un’idealizzazione di cosa può fare l’intelligenza artificiale, ma c’è poca integrazione con questi sistemi. La questione è come l’architettura, permetterà a questi sistemi di intelligenza multiforme di interfacciarsi.

ecoLogic Studio – XenoDerma – 2018 – Photo: Urban Morphogenesis Lab The Bartlett UC

Gli uomini saranno sempre più connessi verso questi sistemi fino a diventare una cosa sola con tutto questo?

Questa è un po’ un’altra questione. Andy Clark sostiene che il modo in cui gli esseri umani imparano è cyborg. Dice questo non riguardo agli innesti tecnologici nel corpo, ma relativamente al modo in cui pensiamo. Per farti un esempio: per risolvere una moltiplicazione di numeri con carta e penna usiamo il classico calcolo aritmetico e questo è un sistema cibernetico. Il sistema matita foglio diventa parte di me come sistema cognitivo. In pratica l’essere umano ha la capacità di evolversi interagendo con gli strumenti. Questa capacità coevolutiva dell’uomo potrebbe essere migliorata se l’individuo fosse collegato ad architetture che integrano sistemi di dati e di crescita dei batteri.

ecoLogic Studio – Claudia Pasquero e Marco Poletto – Urban Algae Folly Aarhus- 2017 – Photo: NAARO
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