

Un prolungato corpo di fabbrica dalla forma rettangola, coperto da una doppia falda asimmetrica, si sviluppa da est a ovest ponendosi in diretta relazione con i terreni coltivati circostanti. La presenza di numerose aperture, diverse nella foggia e nella funzione, caratterizza la casa come un dispositivo di relazione tra il paesaggio collinare e lo spazio domestico. La Casa di Confine progettata da Simone Subissati nasce da una riflessione sullo spazio abitato come soglia: la casa vive della relazione con l’esterno, inteso come territorio esteso fino al limite dello sguardo. Non c’è recinzione a separare la Casa di Confine dallo spazio circostante: la casa è posizionata ai margini dello spazio urbano, in un lotto di completamento, dove iniziano i campi coltivati. L’erba arriva fino al perimetro della casa, circondata solo dalla minima superficie di pavimentazione esterna. Una fascia di graminacee decorative perenni ingloba idealmente la casa nel campo (coltivato a rotazione a grano, orzo, favino, girasole).
“Il tentativo è quello di strabordare, rompere i confini, senza seguire il protocollo per cui lo spazio abitativo, privato, è separato dallo spazio del lavoro dell’agricoltura”. Simone Subissati.
Il piano terreno, dedicato alla zona giorno, è caratterizzato dalla presenza di un rivestimento di un rosso intenso (il corpo è in ferro verniciato con un primer antiruggine). Il piano superiore, che oltre a ospitare la zona notte dispone di un ampio spazio aperto contenuto da un telaio leggero, vestito con una membrana microforata e pre-tensionata, si distingue per il colore bianco candido che a sera si illumina completamente. Un’ampia porzione centrale del volume, al piano terreno, è lasciata aperta e attraversabile da parte a parte. Accanto a tale varco nel corpo di fabbrica, ampie porzioni della cortina metallica possono trasformarsi in varchi attraverso infissi che, quando aperti, si dispongono ortogonalmente rispetto alla facciata. Questo permette al living, alla cucina, alla spa di stabilire dirette relazioni con l’esterno. Grazie a questi dispositivi il volume dell’edificio sembra quasi sospeso sul terreno. Sensazione incentivata dalla presenza della piscina interrata, posizionata in senso perpendicolare alla casa e circondata dalle erbe del prato, a memoria delle vasche di raccolta delle acqua per l’irrigazione.
Al piano superiore si accede tramite una scala in legno dalla struttura elementare, tinta di bianco. Da essa si accede agli ambienti più riservati che ospitano le camere da letto. Per le camere, al posto delle semplici finestre, Subissati disegna dei dispositivi visivi, che chiama “diaframmi”. Come al piano terreno anche qui le finestre permettono di contemplare entrambi i fronti. Benché di dimensioni molto contenute, queste aperture sono state progettate per dare luogo a sorprendenti effetti percettivi. Un gioco di specchi, disposti a ricoprire completamente l’imbotto delle piccole finestre, moltiplica le viste sul paesaggio circostante. Attraverso un ballatoio, protetto da una semplice rete da pollaio, si accede a un ambiente ibrido, dove trovano spazio un giardino d’inverno e un secondo living. Questa sezione del fabbricato è costruita in legno e rivestita da una membrana microforata che di giorno permette alla luce di filtrare all’interno nella casa e di notte permette alla luce interna di trasformare Casa di Confine in una sorta di grande apparecchio luminoso.
“Ero affascinato dalle case rurali dei miei nonni e dei miei parenti nell’entroterra marchigiano, caratterizzate da una schietta semplicità, dell’essenzialità vera, non quella mediata da poetiche minimaliste. Erano case che si potevano attraversare da una stanza all’altra, dove al piano terra si trovavano gli ambienti di lavoro, unici e aperti sui due fronti”. Simone Subissati.
Un atteggiamento ludico ha portato Simone Subissati a pensare il progetto come a un processo di montaggio. La Casa di Confine tende a diventare in tal senso un elemento metafisico, una sorta di archetipo della casa di campagna elaborato attraverso un riferimento costante a ‘memoria’ e ‘gioco’: il suo progetto, privo di tentazioni vernacolari, è votato alla contemporaneità.
I materiali, gli arredi, la sostenibilità
Guidato da una forte ispirazione concettuale, prima che formale, Simone Subissati evita ogni manierismo contemporaneo nella scelta dei materiali e degli arredi, tutti realizzati su suo disegno, per proporre uno spazio che sembri “allo stesso tempo eterno e continuamente futuro”. Il suo vocabolario compositivo descrive un senso di apertura e di leggerezza ma anche evidenzia una flessibilità che coinvolge l’intero progetto dagli spazi agli arredi. La struttura dell’edificio è in acciaio con l’eccezione del volume che ospita lo spazio aperto, presente nel piano superiore, realizzato in legno lamellare e rivestito di lamiera microforata. Il resto del piano superiore è finito con intonaco autopulente. Le lesene nelle quali prende forma la struttura al piano terra, alle quali si accostano le ante delle finestre in posizione aperta, ospitano al loro interno scarichi e aerazioni. Una rete di raccolta delle acque meteoriche rifornisce le cisterne interrate per la riserva d’acqua. Non allacciato alla rete gas metano, l’edificio beneficia di una bioclimatica passiva che permette un guadagno termico nei mesi freddi e un raffrescamento naturale nei mesi caldi, grazie alla ventilazione incrociata (non è prevista aria condizionata) e all’effetto camino. “Per Casa di Confine ho immaginato uno spazio che desse la sensazione di essere “ereditato”. E mi piaceva che fosse il meno opulento possibile. Un edificio “come se ci fosse sempre stato” seppur contemporaneo e per molti aspetti così distante dalla tradizione. Talmente semplice da poterlo pensare quasi come temporaneo, come fosse di un parco all’aperto. Uno spazio leggero, flessibile, come preesistente e di cui all’improvviso ci si può riappropriare. Uno spazio senza orpelli e senza lusso, proprio come erano gli edifici casa-lavoro della tradizione contadina”. Simone Subissati Gli arredi sono in legno di frassino massello, utilizzato insieme alle sue parti di corteccia, nodi e spaccature, tinto di bianco. Oppure in pannelli listellari prefiniti di pino (per le porte, le ante e per le separazioni secondarie, quali la cabina armadio che funge anche da testata e blocco wc /bagno turco a piano terra). I piani di lavoro della cucina, il lavello e i lavabi sono realizzati su disegno in cemento e quarzo.